1) "Rendiconto finale relativo all'erezione dell'edificio scolastico in Settefrati (Centro)"

2) Deliberazione della Loggia Capitano A. Venturini di Settefrati N.1165 del  2 gennaio 1927

 

 ASILO INFANTILE COLONIA AMERICANA

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 Una riflessione su Asilo e dintorni

Home L’edificio scolastico di Settefrati fu inaugurato il 28 gennaio 1928  e fu frutto di una raccolta fondi fra gli emigrati in USA - $ 11,638 - e di una donazione di terreno – il Franile di Martire - da parte del Maestro Giuseppe Terenzio.

 Antefatti:

-Le Scuole Elementare di Settefrati Centro e di Pietrafitta,  furono aperte subito dopo l’Unita’ d’Italia;

-Nel 1901 viene fondato l’Asilo d’infanzia;

-Sia l’Asilo d’Infanzia che le scuole Elementari del Centro ( e di Pietrafitta e delle altre contrade – Frattaroli, Tellini/Tiani) non hanno avuto a lungo una sede propria ma erano ospitate in locali non idonei allo scopo;

-L’idea di costruire un edificio scolastico germino’ fra i nostri emigrati in USA dopo la felice realizzazione del monumento  ai Caduti (quello che e` ora al Colle ed un tempo era alla Piazza Antonio Fanoni).

-Animatori dell’impresa di dotare Settefrati di un edificio scolastico furono in primis il Maestro Giuseppe  Terenzio, coadiuvato dall’Arciprete Don Crescenzo Marsella a Settefrati; gli emigrati si organizzarono in un Comitato ad hoc presieduto da Marcello Mezzullo, e fra le associazioni che collaborarono spicca L’Associazione Cap A. Venturini (un nostro caduto della I Guerra Mondiale);

-La raccolta fondi ando’ bene, ci fu una vera gara di generosita’, e l’opera si erse a testimoniare che i legami fra i settefratesi  emigrati e quelli residenti nel paese erano legami forti, concreti, questi si’, indistruttibili.

-Nel contesto dei rapporti emigrati-residenti degno di menzione e’ la donazione del Campanile al Comune di Settefrati del Dott. Antonio Fanoni, medico Settefratese che a New York aveva avuto molto successo; il campanile venne inaugurato nel 1925. Si narra che l’idea di costruire un edificio scolastico ebbe l’obiezione di chi a Settefrati ed in USA pensava che fossero piu’ urgenti le fognature; la scelta finale fu per l’edificio ma le fognature vennero costrute per mano pubblica.

-L’asilo ebbe un destino ingrato: una bomba sganciata da un aereo lo distrusse; una seconda bomba cadde  a Piazza Pasquale Venturini, uccidendo Filomena Vitti, un’anziana settefratese; una terza cadde poco prima della Sbota uccidendo una giovane donna, Emilia Corona  e la figlioletta,

-Dopo la Guerra l’edificio e’ stato ricostrutito con finanziamenti pubblici  ed adibito al suo scopo nel 1956-57;

-Il progressivo  spopolarsi del paese – fortissima l’emorragia degli anni 50 ed inizio ’60 – ha reso poco utilizzato il bell’edificio scolastico, pensato per l’Asilo, le scuole Elementari e l’abitazione delle monache; da cinque classi  per le elementari piu' l’asilo si posso’ gradatamente a tre poi a due classi finche` si dovettero unire le scuole di Settefrati Centro e di Pietrafitta, essendo quelle di Frattaroli e di Tellini/Tiani le prime ad essere state chiuse, sempre per  mancanza di bambini per via dell’emigrazione;

-Dal punto di vista amministrativo l’Asilo ebbe l’assetto che gli fu dato da un Regio Decreto – 7 settembre 1928 - che gli riconosceva lo status di Ente Morale, approvandone lo Statuto che descriveva minuziosamente scopi, strutture amministrative e di controllo dell’Ente, chiamando a partecipare all’amministrazione rappresentanti degli Emigrati.

-L’Asilo ha retto fin quando nell’amminstrazione pubblica italiana si e’ fatta strada l’idea che vi fossero troppi Enti inutili: inutili non sappiamo se del tutto, troppi siamo decisamente d’accordo.

- Al momento sembra in maturazione l’idea di sciogliere  definitivamente l’Ente Morale assegnando a chi ne avra` maggior  titolo il patrimonio,  che e`  di un certo rilievo.

 

Un breve commento, spero non retorico, spero non polemico, spero rispettosissimo di tutti.

 

-L’Asilo – intendo  l’edificio -  e` un atto d’amore dei settefratesi d’America per il proprio paese atto d’amore che si concretizzo’ per il forte volere del Maestro Terenzio e per la generosita’ dei nostri emigrati.

-E` oggi doloroso vedere  una bella opera vuota, inutilizzata ed inutilizzabile secondo i desideri dei donatori, inutilizzabile per un motivo molto doloroso, dolorosissimo: non ci sono piu’ bambini a sufficienza, ne nascono pochissimi perche` non ci sono piu i papa`, non ci sono piu’ le mamme, ci sono troppo pochi abitanti, in Centro in inverno solo circa 2oo persone, terribile.

-Tentativi spuri di fare dell’Asilo un ospizio per vecchi non sono mai andati in porto, per  motivi vari, soprattutto per mancanza di determinazione, per la solita  mancanza di determinazione.

-Siamo allo stallo, ad un punto morto, ma l’Asilo e` ancora  li’ a ricordarci che quando i Settefratesi vogliono riescono a fare; e` ancora giusto  ricordare un’altra grande raccolta di Emigrati USA a favore del paese, parlo del restauro di Santo Stefano, la seconda grande raccolta.

Ma credo di dover esprimere un commento di respiro piu’ ampio, invitando tutti i lettori di questo sito ad esprimere un proprio parere. Dal 1892 ad Ellis Island si registrano gli arrivi di emigranti da tutto il mondo; date le dimensioni del paese  i settefratesi che misero piede all’isola furono valanga; il paese si spopola; nella Prima Guerra Mondiale  altra e piu’ dolorosa emorragia, la curva demografica continuava a scendere inesorabilmente. Perche`? Possiamo pensare quello che vogliamo dell’emigrazione, ma un popolo che si muove in massa lo fa perche’ non puo’ restare nella sua terra, sostanzialmente perche’  oggetto di una qualche forma di violenza: nel nostro caso la violenza si chiamava miseria.  Possiamo dire, soprattutto  per l’intensita’ dell’emigrazione che a Settefrati si stava evidentemente male, molto male,  dal punto di vista economico,  se la valanga migratoria si scateno’ inarrestabile (il fascismo che fra l’altro in soli venti anni non poteva ridisegnare tutto, e, non sia visto come un giudizio positivo sul regime, il suo pensare all’Africa come valvola di sfogo dava un po’ per sontato che in patria le difficolta` economiche erano molto gravi).  La nostra storia recente sarebbe un vacuo blaterare se non ci  convincessimo che nel  nostro  peraltro splendido  paese  l’economia era debole, mortalmente debole. Se il facismo non avesse ingessato un corpo che continuava a marcire, o, fuor di metafora, se nel ventennio fosse stato possible emigrare quanta gente lo avrebbe fatto? Non inganniamo noi stessi : i piu’ se ne sarebbero andati in America, in quell’America che nell’immaginario popolare era terra di liberta’, soprattutto di liberta` economica, certezza di mangiare, per se’ e per i figli. Quello che non successe nel ventennio .. successe, inevitabilmente!!!, nel decennio successivo : spopolamento, vicoli semivuoti, pochi bambini, pochi  operai, anche pochi vecchi (sebbeme questi ultimi in percentuale sempre maggiore sul tutto).  Il flusso migratorio e` ora minore, non tanto perche’ sono stati risolti i problemi quanto perche`, a furia di perdite,  dentro il secchio e` rimasto molto poco. Quanto ho detto e’ molto triste….   Tentiamo una sintesi: a meno che…. Settefrati e` e restera’ terra di emigrazione.  Perche` non ci sono posti di lavoro, per gli operai, per gli impiegati, per i professionisti, per i commercianti… La malattia di Settefrati si chiama : mancanza di posti di lavoro, non ha altre malattie il nostro adorato paese.   La malattia non nasce dopo l’Asilo, ne’ l’Asilo poteva  guarirla, ma, in un certo senso, la malattia poteva uccidere l’Asilo: difatti  la mancanza di posti di lavoro ha reso inutile l'Asilo, opera che si e` rivelata in contrasto con la realta` demografica del tempo e soprattutto con le ragionevoli, non impossibili previsioni possibili circa l'evolvere della situazione demografica.   L’Asilo non poteva aiutare Settefrati e di fatto non ha potuto aiutarlo. Se questa tentata diagnosi  e` condivisibile, e` un po' fondata, avremmo tutti dovuto scervellarci da piu’ di centoventi per portare opportunita’ di lavoro in paese. Ed inveve, e questo e` veramente terribile, ancora non si accende un minimo di dibattito su cosa fare, anche per il futuro non prossimo, per i decenni avvenire

 

Una terza raccolta ?

 

Pur senza averne titolo oso rivolgermi a tutti i Settefratesi: e chiedo e mi chiedo cosa manca a noi per fare un po’ di agricoltura biologica, cosa manca a noi per attrarre qualcosa del settore industria, per esempio qualcosina dell’indotto Fiat, cosa manca a noi per qualche insediamento nel terziario (le telecomunicazioni stanno ridisegnando la geografia del mondo…). Cosa manca… cosa manca… manca la cultura di impresa, manca la conoscenza di tecniche organizzative e produttive, manca una seria, ripeto seria, presa di coscienza della malattia, della sua corretta diagnosi e di una credibile ipotesi di terapia.  Istituiamo delle borse di studio (scholarships); mandiamo dei giovani a fare degli stages in Emilia Romagna,  che  si scrollino di dosso ogni timore reverenziale, che si mettano avanti a servizio della comunita` per fare cooperative serie (che non nascano solo per spillare soldi allo Stato…) . Facciamoci insegnare da chi lo sa’ sul serio come e` stato possible che tanti paese di montagna stiano benino o bene o, a volte, benissino.  La “Colonia” dopo le due grandi raccolte (Asilo e Santo Stefano)  potrebbe finanziare una terza grande raccolta : degli stages di studenti  nostri, o come finanziare comunque l’acquisizione di conoscenze specifiche sul  come avviare attivita' di agricoltura biologica o di zootecnia di nicchia, o come si potrebbe portare dei nostri giovani ad avviare a Settefrati un processo economico alfine liberatorio? La “Colonia” potrebbe tutto cio'? Certissimamente SI.  Probabilmente avrebbe dovuto gia’ farlo ai tempi dell’Asilo quando era evidente che eravamo virtualmente alla fine del paese per mancanza di materia prima – la gente – per mancanza di mezzi  per vivere – il lavoro - .  Sicuramente gia’ ai tempi dell’Asilo era piu’ necessaria l’iniziativa in campo economico  che nel campo l’edilizia scolastica,  o per lo meno era altrettanto necessaria. A ben pensarci l'idea di  rendere possibile ai nostri giovani l'acquisizione di   conoscenze utili, per il paese e per se` stessi, non e` forse il sogno del Maestro Terenzio e degli emigrati e dei residenti? Non e` forse il sempre valido discorso che il bene di un popolo richiede istruzione, richiede sapere?

av 19 gennaio 2010

 

PS Riguardo ai futuri destini dell'Asilo voglio solo dire che i Settefratesi in patria e all'estero hanno un ricordo rispettosissimo del Maestro Terenzio, quasi una venerazione, e che essi non hanno mai permesso abusi sulla sua donazione, ne' mai lo permetteranno, da chicchessia. Ma se le monache se ne sono andate e se nascono troppi pochi  bambini, se il paese e` stato devastato dall'emigrazione,  non e` colpa certo dei custodi attuali dell'Ente ne' di quelli passati e nemmeno dei settefratesi di oggi o di ieri.

av 19 gennaio 2010

 

31 Dicembre 2009. Fra qualche giorno pubblicheremo, con edeguati commenti ed in un formato piu definitivo, la versione integrale del "Rendiconto finale relativo all'erezione dell'edificio scolastico in Settefrati (Centro) ", pubblicato nel 1934 dall'Ente "Asilo Colonia Americana", che ora proponiamo in pdf. Il documento ci e` stato fornito da Domenico Vitti cui va il nostro sentito grazie, non solo per aver messo a disposizione il documento, ma anche per essere sempre stato un riferimento attento e sollecito delle vicende dell'Ente "Asilo Colonia Americana", per decenni. Ritenendo che la realizzazione dell'Edificio Scolastico, reso possibile dalle donazioni generosissime degli emigrati e dalla donazione del benemerito M.o Giuseppe Terenzio, sia una pagina molto importante della storia di Settefrati, della storia della colonia americana e della storia delle relazioni fra Settefrati ed i suoi emigrati, vorremmo studiare bene il rendiconto della costruzione dell'edificio, per capire meglio tutta la vicenda, e per poter averne un insegnamento per l'oggi e per il domani. La costruzione dell'edificio scolastico fu certissimamente un puro atto d'amore. L'atto d'amore di una comunita' che era ben conscia che le speranze del popolo settefratese passassero anche,  ed allora soprattutto, per buone scuole, a cio' sensibilizzata, oltre che dalle esperienze in patria, anche da quanto aveva trovato in America, nonche` dall'insegnamento dell'indimenticato M.o Giuseppe Terenzio. Come detto ne riparleremo piu'  diffusamente, auspicando contributi e riflessioni da parte di tutti. Per ora il documento in versione pdf, e, curiosita' o poco piu', una deliberazione di una loggia massonica settefratese che contribui' alla realizzazione dell'asilo.