Stamattina ho preso la macchina e sono andato a Canneto.
Ho trovato una bella sorpresa. Il fiume si è riappropriato della sua valle,
a dispetto di tutti gli sciagurati provvedimenti di cementificazione
effettuati nei trascorsi decenni.
Il fiume, non solo ha impegnato il vecchio letto ma ha esondato verso la
valle.
Uno spettacolo superbo funestato solo dalla sfrontatezza di un
recinto che, con una tabellazione ossessiva,
sequestrava al nostro amore la parte più sacra della valle: la rupe e la fonte
di Capodacqua.
Un insulto d’altri tempi, ma una ferita che schiaffeggia impunemente la nostra
Settefratesità.
Mi sono seduto lungo il fiume. Ho ascoltato la sua voce, i suoi racconti che
bagnano le sponde del tempo.
Al Santuario, poi , sono andato a salutare la nostra Regina.
Mi ha toccato l’anima ed è sgorgata una strofa dell’Evviva Maria.
Come alla roccia di Capodacqua, il miracolo si è ripetuto nel profondo del mio
cuore,
fra il silenzio dei faggi e delle montagne innevate.
Settefrati 5 dicembre 2010
Seconda Domenica d’Avvento.
Aldo Venturini
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