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Catulliana

Io e la morte

 

 

 

Un giorno venne a me la morte

Tutta nera e con la falce in mano

“Vieni”, diss’ella, severa, “sii forte

Vieni, che` per te fuggir e` vano.”

 

Diss’io, “o morte, io verrei all’istante

Per me venire con te facile saria,

Pero`, vedi, ci son di cose tante

Ch’io cominciai e ancor  son per via.

 

C’era sul bel monte una pietra adorna

Che di meretrice un figlio profano`

Potrei, pria di tal intrecciar le corna

E poi, docile, o morte con te verro`.

 

Ti chiedo supplicante almen un’ora

Un picciol sentier vorrei far che porta

Della Vestusta Impronta alla dimora

Se poi prendermi tu vuoi, a me che importa?

 

Ov’eri tu, o morte quando quel tal s’accinse

A disegnar qell’impassibil strada

Qual  grand’atto di pieta’ ti vinse

Per non levar chi il loco degrada?

 

C’e` un tale che di sgorbi n’ha fatto tanti

Ma in paese mute restaron le genti.

Allora, morte, ancor pochi istanti,

Che quell’opre vorrei dare ai venti.”

 

Ma la morte con me non fu pietosa

“perche` ‘ndugiasti quando tempo vi fu’?”

Diss’ella “or vien con me e lascia ogni cosa

Oprar dovevi allo, or tempo non e` piu’.”

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