Catulliana Io e la morte
|
||
Un giorno venne a me la morte Tutta nera e con la falce in mano “Vieni”, diss’ella, severa, “sii forte Vieni, che` per te fuggir e` vano.”
Diss’io, “o morte, io verrei all’istante Per me venire con te facile saria, Pero`, vedi, ci son di cose tante Ch’io cominciai e ancor son per via.
C’era sul bel monte una pietra adorna Che di meretrice un figlio profano` Potrei, pria di tal intrecciar le corna E poi, docile, o morte con te verro`.
Ti chiedo supplicante almen un’ora Un picciol sentier vorrei far che porta Della Vestusta Impronta alla dimora Se poi prendermi tu vuoi, a me che importa?
Ov’eri tu, o morte quando quel tal s’accinse A disegnar qell’impassibil strada Qual grand’atto di pieta’ ti vinse Per non levar chi il loco degrada?
C’e` un tale che di sgorbi n’ha fatto tanti Ma in paese mute restaron le genti. Allora, morte, ancor pochi istanti, Che quell’opre vorrei dare ai venti.”
Ma la morte con me non fu pietosa “perche` ‘ndugiasti quando tempo vi fu’?” Diss’ella “or vien con me e lascia ogni cosa Oprar dovevi allo, or tempo non e` piu’.” 21-11-06
|
|