home

          

 

Home   Hit Counter

CEPPO E AUGUSTO

 

 (Settefrati, ..... non Parigi)

 

La sua fu una carriera fulminante.. a diciotto anni arriva a Parigi da Settefrati.... a venticinque controlla le donne di interi quartieri della Ville Lumiere. Scoppia la guerra, quella  del 15-18,  e Ceppo torna per una lunga vacanza  a Settefrati, non puo' partire per il fronte. Veste   in modo non appariscente ma con una certa eleganza e passeggia per ammazzare il tempo sempre da solo, dal Ponte al Colle, dal Colle al Ponte. Non vuole turbare  gli equilibri della piazza, non da' molta confidenza a  nessuno, agisce con discrezione. Ma c'e' Augusto, personaggio forte come si puo' esserlo in un piccolissimo paese, ed Augusto non ci vedeva chiaro, non era contento di quella presenza. Forse avvertiva che il nuovo arrivato, un tipo certamente un po' particolare, avrebbe potuto intaccare i suoi privilegi, infatti non gli aveva mai reso un benche' minimo segno di particolare rispetto. I cattivi sentimenti, si sa', fermentano e ad un certo punto devono sfogarsi; ecco quindi le prime occhiatacce, non raccolte, ed ecco  l'errore grave  di interpretare la mancanza di reazione come debolezza....  vorrei sapere chi cavolo credi di essere (in puro vernacolo Settefratese)... Avinesto, lasciami in pace (Ceppo deformava involontariamente il nome di Augusto, lui che ne aveva uno di nome che non si sapeva da dove venisse, lo faceva senza malizia) , .... io non ho paura di te......, chi credi di essere , qui non sei a Parigi, sei a Settefrati... Avinesto, per favore... . La cosa si ripete .. chi cazzo credi di essere...... Avinesto!..... qui sei a Settefrati, non credere di essere a Parigi... Avinesto!!!!!, se non stai zitto ti do uno schiaffo... ed io ti ammazzo come un maiale .. Ceppo perde la pazienza e ricorre agli strumenti operativi      del suo   mestiere: un solo colpo di una qualche arte marziale parigina-giapponese-settefratese: un fendente non forte ma ben calibrato sul collo del povero Augusto che rovina a terra e batte la schiena..... e si fa male sul serio; non puo' rialzarsi ed e' portato in barella a casa urlante di dolore e di rabbia. Quindici giorni gli ci vollero, quindici lunghi giorni per riprendersi, Augusto bolliva e Ceppo se ne fregava. Ma "Avinesto", benche' fosse negato per le arti marziali,  non era affatto un fesso e fu indotto a riflettere; si lascio' sbollire  pianino pianino...... dacche' l'osso era troppo duro per i suoi denti... bisognava cambiare tattica.. . Come finisce la cosa? Finisce cosi': una bella sera, ristabilitosi,  Avinesto torna in piazza, vede Ceppo e correndo e piangendo gli si butta al collo... siamo pure parenti, ci siamo sempre voluti bene... ti ho mandato a casa una damigiana di vino.... se hai bisogno di qualsiasi cosa chiedilo a me, qualunque cosa, qualunque cosa. Ceppo non si sottrae all'abbraccio di Avinesto che con questo gesto di sottomissione, cosi' smaccatamente falso da far ridere, risolve il suo problema di convivenza ... con il signore delle donne di mezza Parigi....che non e' andato in guerra e che attendera' l'armistizio in pace, al suo paese, sotto la protezione non necessaria, non richiesta e non rifiutata  del buon Avinesto.

17/5/2002