Un altro bel raccontoda Delia Socci
Skidmore - grazie -. 26 novembre 2009.
FESTA
DEI MORTI
Un Lontano Giorno di Tutti i Morti
Il
primo novembre era arrivato con tanto freddo e il vento
scendeva dalle montagne, sibilava nei vicoli del paese. Gli
alberi ormai quasi spogli facevano cadere le ultime foglie
e, disadorni, si curvavano al vento. In cima ai monti c’era
gia’ la neve. Sembrava che l’inverno avesse anticipato la
sua visita che nessuno desiderava.
Oggi era il giorno di Ognissanti, domani sarebbe stata la
festa di tutti i morti. Piu` che una festa sarebbe stato un
giorno di commemorazione di tutti i cari defunti. Il giorno
di tutti i Santi dopo le funzioni e riti in chiesa era
usanza di andare a chiedere alle persone del paese che
avevano giardini ancora fioriti qualche fiore per ornare
le tombe. Il pomeriggio ci recavamo al cimitero a pulire e
adornare tombe e depositi. Il giorno dopo saremmo venuti di
buon'ora a pregare per rispetto ai morti.
La mattina presto poco dopo la mezzanotte il
campanaro e un paio di ragazzi suonavano le campane che
rintonavano come tuoni nel gelido della notte. Le campane
nei piccoli paesi e borghi effettuano uno specifico ruolo
nella comunita`. Quella notte suonavano per svegliare il
popolo e
prepararsi per la visita al cimitero.
Era d’usanza dunque, non so per quale ragione, di andare al
cimitero la mattina prima ancora dell’alba. I paesani
s’incamminavano in gruppi verso il cimitero con candele e
lumini gia` accesi. Caminavano in silenzio avvolti nello
scialle e nelle giacche.
Il grande cancello all’entrata del cimitero nonostante era
stato gia` aperto dal custode chi entrava dava una spinta e
il pesante cancello cigolava e strideva all’urto.
Gli alti cipressi ai lati dei vialetti ondeggiavano
leggermente al vento. Anche quando non faceva tanto freddo
entrare nel cimitero ancora buio e solitario faceva venire
brividi .
L’odore di muschio e di cipressi inondava i sensi di un
odore aspro.
Non appena entrata avrei voluto tornare indietro. Ma questo
non era il posto per belle cose ne`per bei odori. Dentro
ognuno si recava verso la tomba dei suoi cari a pregare a
piangere e ardere candele e lumini. Dopo fatto il nostro
compito vicino alle tombe di famiglia, noi ragazze
dell’Azione Cattolica facevamo il giro attorno al cimitero
per pregare e recitare il Santo Rosario. C’erano tombe molto
vecchie consumate dal tempo, altre ancora fresche di
recente. Alcune antichissime sovrastate da una umile croce
di ferro arruginita e contorta
dal tempo che aveva per sempre cancellato il nome del
defunto. Qualche passante mosso a pieta dalla scherna tomba
lasciava un fiore oppure accendeva un lumino.
I mausolei e le cappelline erano i piu’ belli
grandi e imponenti di fronte alle umile tombe in terra. I
ceri ardevano in abbondanza ma non tutte le tombe erano
adornati di fiori . Piu tardi allo schiarire quando arrivava
il parroco per celebrare la messa dei defunti si sarebbe
fermato a benedire tombe e mausolei .
Mentre facevo il giro delle aiuole recitando i requiem, vidi
una donna sola inginocchiata per terra presso una piccola
modesta tomba. La donna puliva con cura l’erba e gli aghi di
pino. Scansava con le mani le foglie cadute finche` il
posticino del sepolto fu completamente e nitidamente pulito.
La tomba era piccola quasi scarna priva di ogni segno di
frivolezza`. Sovrastata da una semplice pietra e una piccola
croce di ferro ormai arrugginita da tempo. Sulla pietra
anche questa
consumata dal tempo non si vedeva piu’ il nome del sepolto.
Mentre la donna
puliva, accarezzava teneramente la croce e la pietra e
mormorava qualcosa che suonava di tanta tristezza. Aveva con
se` tanti lumini e li aveva allineati l’uno dopo l’altro
seguendo la forma rettangolare della piccola umile tomba.
Accese i lumini e lo fece con amore
deponendoli leggermente sul
suolo come se avesse paura di disturbare l’anima del
sepolto. I lumini accesi emanavano una fievole luce
rossastra che ora illuminava ora ombreggiava il volto
sfinito della donna. Era sola. Mi fermai un momentino a poca
distanza colpita dalla figura tanto sola e tanto triste. La
donna si chinava a baciare il suolo e chiamava un nome
ripetendo “figlio mio, figlio mio”. Restai un altro momento
poi silenziosa mi allontanai e continuai il mio percorso e
recitare i requiem
ma non ho mai dimenticata quella figura tanto sola e tanto
triste. Da li` a poco arrivo` il parroco con i chierichetti
e il secchiello dell’acqua santa. Percossero tutto il
cimitero benedicendo e pregando. Poi il parroco celebro` la
Santa Messa ai piedi della grande croce di ferro nel mezzo
del cimitero.
Terminato le funzioni e data un ultima occhiata la gente
usciva in silenzio dal cimitero. Fuori ancora qualche stella
si vedeva brillare tremula nel cielo che schiariva. Si
faceva giorno, spuntava l’Alba.
Delia Socci
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