Antonio Vitti
Le macchine e la solidarieta’ sociale
Scrivendo qualche riflessione sull’evoluzione tecnologica e la disoccupazione (4 febbraio 2013) ebbi a dire piu' o meno:
Rileggendo quanto detto, cosa che faccio sempre, confermo tutto, anzi il tutto assume ai miei occhi una maggiore chiarezza. Riprendiamo il discorso; se mettiamo in assi cartesiani il tempo [t] in ascisse e la produzione complessiva [p] di beni e servizi possiamo immaginare che p e’ stata da 200 anni in qua ed e’ ancora e sempre piu’ una funzione crescente del tempo (ed il discorso vale anche per la produzione complessiva divisa per il numero di abitanti [n], chiamiamola produzione unitaria [pu]; difatti la popolazione mondiale e’ cresciuta molto, ma la produzione complessiva e’ cresciuta molto di piu'). Possiamo dire che l’evoluzione tecnologica ha fatto aumentare la produzione complessiva di beni e servizi in such a way that: -C’e’ sovrabbondanza di produzione. -Scarseggia il lavoro. Sintesi delle sintesi: per dar da mangiare a mille persone non e' possibile che lavorino le persone attive relative alle mille persone, circa 500 capaci di lavorare, grosso modo: una parte delle 500 persone sara' disoccupata. L'aliquota dei disoccupati fra le 500 persone ha raggiunto livelli allarmanti (nel nostro Sud 40% di disoccupazione giovanile, drammatico, sono spinti in braccio alle mafie....). Nel tempo gli occupati in zone povere perche’ male amministrate, mal guidate, o fuori dai grandi commerci, saranno il 75% - sostenibile- , il 70 % problematico, il 60% esplosivo, di rottura. Ancora una sintesi : le machine di domani saranno piu’ potenti di quelle di oggi? Certamente si’. I disoccupati di domani saranno piu’ dei disoccupati di oggi? Certamente si’, se non.... Fermare il progresso ? Assurdo! Condannare il 35-40% della forza lavoro alla disperazione ed alla conseguente violenza?? Noooooo!!!!!, lo si puo’ evitare, lo si deve evitare.
Una digressione.
Esce un Nuovo Tornio, che sopporta carichi di lavoro superiori rispetto al precedente da cui deriva, diciamo del 20% ; la ditta che fa lavorare il Nuovo Tornio ne ha un guadagno secco, esclusivo: eppure al miglioramento della macchina hanno concorso molti fattori, un sistema internazionale, inestricabilmente interconnesso, in termini sia sincronici (dell'oggi) che diacronici (dell'evoluzione storica), che parte dalle scuole, le quali sono tali per le sudate carte di innumerevoli generazioni di uomini che amavano la conoscenza delle leggi della natura; una ricchezza, la scienza, che sembra essere intrinsecamente votata alla diffusione gratuita erga omnes : il Nuovo Tornio come punto di approdo di un complessissimo processo di acquisizione progressiva di conoscenze tecnico-scientifiche: ma un drago apocalittico attende i frutti del Tornio Nuovo per egoismo puro…. Contestata la legittimita’ della logica d’impresa che cerca solo di massimizzare i propri risultati economici, non necessariamente dando un contributo positivo al bene comune, bisogna chiedersi cosa fare. Ancora una sintesi : i beni necessari a tutti ci sono, e ci sono con il lavoro di una sola parte della popolazione; detti beni sono prodotti da sistemi che fanno un fortissimo uso di “Nuovi Torni" , di "macchine” sempre piu’ potenti, frutti ultimi della nostra plurimillenaria civilta'. Le macchine sono figlie di culture e popoli interi, ed iperbolicamente ma non troppo, non solo di quelli che si votano alle scienze, ma anche coloro che in tutti i modi pensabili hanno indirettamente lavorato per il Nuovo Tornio. Il Nuovo Tornio appartiente all'Umanita' in toto, e' un Dono di Dio e frutto del lavoro di tutti. Il Nuovo Tornio e’ metafora dello stato delle conoscenze che partono dall’antichita’ classica ed arrivano ai grandi sistemi universitari odierni. ma , ahime`... a lorsignori i denari della extraproduttivita’ delle machine nuove, ai popoli interi i disoccupati, sottoprodotto dei sistemi economici mal governati o non governati dalla politica cattiva, per lo piu' in mano a ciarlatani disonesti. Grillo??? … direi piuttosto “......e’ piu’ facile che un cammello entri nella cruna di un ago….". Antonio Vitti - 5 marzo 2013
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