Don Crescenzo Marsella

La guerra di Cassino dalle sue retrovie.

 

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Presentiamo con piacere  una interessantissima relazione di Don Crescenzo Marsella sul passaggio della  Guerra a Settefrati ed in tutta l'area adiacente Cassino. Lo scritto e' permeato da un forte senso di compassione per le sofferenze, le umiliazioni, i lutti  che furono riservati ai settefratesi in quei tristi giorni. Sembro' agli inizi  impossibile ma anche un piccolo e povero paese di montagna fu coinvolto in eventi che hanno del terribile. Tutto nacque dal fatto che nel corso della guerra, per contrastare l'avanzata verso nord degli alleati sbarcati a sud,  i tedeschi si  attestarono a Cassino e sulle alture circostanti ; la scelta di Cassino come punto di resistenza, evidentemente logica sul piano strettamente militare,  porto' la guerra nella nostra terra. Il nostro paese vide da un certo punto in poi l'acquartieramento di tedeschi che muovevano da Settefrati per le loro azioni sui monti della Meta; come conseguenza della presenza dei tedeschi vi furono bombardamenti  aerei americani, con tre vittime (Emilia e Michelina Corona (madre e figlia, quest'ultima di solo 4 anni) il 15 dicembre 1943,  lungo la strada della Madonna delle Grazie, Filomena Vitti di anni 77 , il 15 gennaio 1944 a Piazza Pasquale Venturini). Nel corso di quei mesi  Annino Marchelletta e Raffaele Vitti furono uccisi dai tedeschi per motivazioni che hanno dell'assurdo e con metodi che non meritano commento: solo eterna infamia. Dopo i bombardamenti e con l'intensificarsi dei cannoneggiamenti tutto i paesani dovettero sfollare verso paesi piu' riparati e molti finirono lontani, a Roma , in Sicilia nel Nord. La relazione del Marsella e' che io sappia, l'unica che dia un resoconto completo della guerra a Settefrati, e' ben scritta e questo non stupisce , ed e'  preziosa per chi ha a cuore la storia del paese; in questo caso una triste pagina di storia cui fummo condotti dalla incapacita'  di capire che ci si stava avviando  verso una lunga e dolorosa tragedia della durata non di poche settimane ma di ben  2,074 giorni, come puntualmente annotato nella relazione. Colpisce nello scritto la capacita' che ha Don Crescenzo di  tratteggiare con efficacia tutta la situazione generale di riferimento con poche righe e di presentare con grande forza espressiva le sofferenze e lo stato d'animo di un intero paese venutosi a trovare in una situazione molto difficile. Non aggiungerei altro se non un doveroso pensiero. Don Crescenzo con i suoi scritti ha lasciato una eredita' a tutti coloro che, amando Settefrati e Canneto, sono avidi di apprendere riguardo alla storia antica e recente dei luoghi amati. Si potra' essere piu' o meno religiosi, piu' o meno inclini a vedere la vita nello stesso modo che traspare dagli scritti di cui parliamo, ma non si potra' non essere grati al mite uomo che amo' Settefrati nel suo popolo oltre che nelle sue nobili tradizioni radicate nel Cristianesimo, in Benedetto, nella Madonna. L'aria che si respira dagli scritti di Don Crescenzo e' pulitissima, come quella dei nostri monti, quello che Egli scrive convince sempre senza sforzo alcuno, e poi, importantissimo, lo scrive con una discretissima eleganza senza mai scivolare in quella rancida retorica che purtroppo......  I Settefratesi non dovrebbero dimenticare Don Crescenzo, letterato, storico e premuroso pastore,  e per il vero molti ricordano. E' bene che i piu' giovani sappiano a chi  il nostro paese deve gratitudine e affetto.

18 giugno 2002