www.settefrati.net ha dodici anni
ed al 20 settembre 2012 e` stato visto
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Internet, “summa” di tutte le tecnologie e di tutte le tecniche di comunicazione, che tutte riassume, che tutte integra (radio, TV, telefono, libro, foto, video, etc) e’ entrato nelle nostre vite, sia di persone singole che di comunita’, a tutti i livelli, per l’informazione, per la formazione, per lo svago, per il commercio, per le comunicazioni sociali, per la politica, …... Agli inizi, o quasi, percepimmo il dovere di esserci, per non perdere il treno, per partecipare, ed ecco che tentammo l’esperienza, in prima persona chi scrive, ma sempre coadiuvato con passione da amici. Fra gli amici si distinse per anni l’attuale Sindaco di Settefrati Riccardo Frattaroli, e successivamente con grande generosita’ e competenza Aldo Venturini (cui il sito deve moltissimo!!!... Aldo che (con Enrica) ha portato al sito una solida cultura umanistica, nel solco della tradizione della sua famiglia); una particolare menzione va anche a Renato Tamburrini, a Delia Socci, a Mario Fantozzi, a Bruno Macari.. altri che per brevita' non elenco. Volemmo esserci anche noi nel misterioso nascente mondo del web… lo sentimmo come un dovere… ed un po’ come un sogno…un po’ come la progressiva scoperta di un nuovo continente, metafora affatto esagerata, una possibilita’ che ci era offerta, le cui leggi non erano, ed in gran parte ancora non sono ben note. Sognammo di riproporre le memorie che potessero concorrere a rinvigorire la nostra identita’, sognammo di radunare la nostra comunita’, sognando di scandirne la vita con cronache che ne documentassero gli eventi che mano mano si svolgevano, sia in patria che all’estero; sognando di metter su’ una biblioteca, fototeca, videoteca virtuale, mettendo in comune gratuitamente in un solo cassetto elettronico accessibile a tutti cio’ che prima era sparso in centinaia di polverosi cassetti; e facendolo in modo rispettoso di tutti, cercando nel contempo di non diventare troppo "popolani" (siamo stati accusati di essere stati a volte “popolani”, ma il rischio opposto, quello di essere “elitari”, non potevamo permettercelo perche’ siamo portatori di idee che ci impongono di essere servitori di tutti). Il bilancio dopo tante fatiche, e per favore dateci un minimo di credito, le fatiche sono state veramente tante, e senza pretendere di accontentare tutti, il che sarebbe impossibile ed assurdo perche’ ci sono di quelli che dicono male di tutti, (parlo degli autoreferenti, dei self adoring men che non daranno mai un consenso a nessun altro che a se stessi e che non approveranno, mai nulla che non provenga da se’ medesimi), il bilancio dicevo dopo dodici anni non ci spiace: abbiamo avuto la gioia .... di aver anno dopo anno dato gioia a tanti paesani sparsi per il mondo dalla diaspora dell'emigrazione, oltre che ai residenti in patria. Abbiamo anche dei rimpianti, ed in primis quello di non essere riusciti a provocare un dibattito serio sulla situazione socioeconomica del paese, che era e resta veramente drammatica soprattutto perche’ non si riecse ad attivare energie positive, che non emergono, dato che nel paese non si vede nascere nessuna iniziativa che possa dar frutto in un futuro piu' o meno lontano che sia. Quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto in totale, pienissima autonomia, senza chinarci davanti a nessun totem, a nessuna cariatide, a nessun feticcio, e senza lasciarci intimidire e senza escludere nessuno: abbiamo cercato continuamente e sistematicamente di evitare approcci troppo popolani o troppo elitari, abbiamo cercato di evitare il servilismo o gli atteggiamenti sprezzanti verso chicchessia: abbiamo cercato un equilibrio sacrificando spesso le ragioni della “giustizia” a quelle superiori di un affetto profondo verso il paese, affetto che e` stato l’unico vero motore di tutta l’esperienza vissuta. Abbiamo cercato di comporre un discorso veritiero, autentico, attento piu' alla sostanza che alle apparenze, aborrendo la menzogna che avrebbe avvelenato il nostro lavoro. Non abbiamo soffiato mai sul vento della faziosita’, non avendo una nostra fazione della quale tutelare gli interessi. “Professionalita” , destrezza, abilita’ profuse? Quanto e’ stato possibile; all’inizio veramente poca cosa, ma pian pianino abbiamo appreso anche noi un pochino le tecniche della moderna comunicazione. Abbiamo profuso quindi la nostra anima senza chinarci davanti a nessuno e non lo faremo mai: i cassetti, certi cassetti, possono rimanere chiusi per l’eternita’, non saranno mai aperti quale prezzo di adulazione o di servilismo, o di contropartite di genere dubbio: unicuique suum….. Mi sia consentita un’ultima considerazione di carattere generale: la natura profonda di ogni problema sociale o socioeconomico e’ culturale: non mancano le risorse, non siamo piu’ nell’ottocento quando uno stato era ricco se aveva carbone ed acciaio, ovvero se era stato favorito dalla natura; oggi il carbone e l’acciaio sono la cultura, il know how, la capacita’ imprenditoriale, che devono essere acquisite: il problema e' tutto li' il resto sono tutte conseguenze automatiche. Ed ecco che la comunicazione all’interno di una comunita’ e fra la comunita’ ed il suo esterno e’ cruciale, vitale, essenziale; fra una comunita’ ben viva ed una comunita' che muore la differenza e’ costituita dalla assenza o dalla presenza del lievito di leaders che abbiano conoscenze ed esperienza imprenditoriale, cultura manageriale: e se non vi e’ il nuovo carbone o il nuovo acciaio dell’esperienza e della cultura imprenditoriale bisogna procurarsele: stages per giovani presso aziende che possano essere prese a modello, borse di studio, premi per tesi di laurea, quant’altro possa attrarre il possesso delle conoscenze necessarie per "fare", per operare fruttosamente nel sociale. Mi direte che si vedono solo “pergessiu’ pergessiu’ ”, che si vedono in giro diversi ciarlatani presuntuosi, che si vedono tanti “io qua’, io la’…se non fossi stato io…”, di quelli che fan venir la nausea, che intimidiscono i giovani che non si allineano…. Orbene, la liberazione da tutti i problemi che ci affliggono e’ possibile, e’ doverosa, speriamo che avvenga presto: un po' di ribellione, il nemico non e' il destino cinico e baro, il vero nemico e' la nostra inedia. Antonio Vitti 21 settembre 2012
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