Keats,
Borges, uccelli, biblioteche...
Tu
non nascesti per la morte, Uccello immortale/... /questa stessa voce che
ascolto nella notte fuggitiva/ il re l’udi’ e il villano, in giorni
antichi:/forse lo stesso canto/ che trovava la via del mesto cuore / di
Ruth, quando malata/ di nostalgia si stette in mezzo al grano straniero
lagrimando. Keats-Ode to the nightingale.
L'universo
(che altri chiama la Biblioteca)…....
Borges
Animali eterni che recano al mondo bellezza e consolazione, il cui canto fa sgorgare la poesia, eterna anch’essa. Il grande Borges ci racconta che quando udi’ dalla voce di suo padre per la prima volta i versi ispirati dell'Ode all'Usignolo di Keats ebbe come una illuminazione e capi’, e fu per sempre, cos’e’ la poesia. Ed e' un miracolo: una povera creatura eprime da secoli e da millenni tali dolcezze che gli animi giungono alla poesia, balsamo celeste, di cui tutti abbiamo un infinito bisogno.
Quando
un vero poeta parla di un altro vero poeta, tutto dovrebbe rispettare il
silenzio... Il Canzoniere di Francesco Petrarca con un'introduzione di
Ugo Foscolo e le note a pie’ di pagina di Giacomo Leopardi, chi
oserebbe chiedere di piu’? E che dire di Dante che ci parla di
Virgilio... Ora e’ Borges a parlarci di Keats...
L’Universo - che alcuni chiamano biblioteca - ... e’ una intuizione del saggista e poeta argentino, la cui audacia nel creare metafore stupisce sempre, .... Borges, si’ certamente, anch’egli, ci mostra quanto pote’ la lingua “nostra” (dopotutto il latino, l’antico latino ci avvicina alla cultura sudamericana.., e comunque, metaforicamente, la "lingua nostra" e' la letteratura in genere...). Il mondo, quindi, e le stelle , e il tempo, e la storia, ed ogni moto di ogni animo, l’Universo intero, tutto e’ parte di una grande biblioteca, aperta alla consultazione ad all’arricchimento, ....
La
Biblioteca, quindi, quale espressione di tutto cio’ che esiste ed
anche di se stessa; e che a volte, con fortunate introduzioni, esprime
in forme altissime la bellezza erratica del nostro mondo
doloroso.... in una pagina della biblioteca, la consolazione di sapere
il dolore di Ruth lenito dal canto dell’Usignolo Eterno. Le, chiare,
metafore : Ruth sono io, sei tu, e’ l’umanita’ intera, e’
ciascun uomo o donna; la nostalgia non e’ per la terra natale,
quest’ultima e’ il grano straniero presso cui ci rifugiamo piangenti
, che non puo’ bastare, non puo’ assolutamente bastare; il canto
dell’usignolo e’ la poesia che ci avvicina alle stelle, per le quali
cerchiamo una qualche forma di
parentela: la Patria Vera. E la biblioteca di Borges si compone di
un numero indefinito di volumi, pochissimi dei quali scritti, molti
parlati , un numero immenso solo pensati, o solo sospirati, e, tutti,
naviganti in un universo senza confini noti, (interminati
spazi, sovrumani silenzi........)
Nella
biblioteca di Borges deve necessariamente esservi una sezione
particolare dedicata alle composizioni musicali, espresse in una lingua
universale ed intraducibile... difatti nessuno sa’ cosa voglia dir
l’usignolo che canta, ed e’ certamente bene che sia cosi’, si sa'
che le spiegazioni e le traduzioni impoveriscono , mutilano, e
comunque una cosa e’ certa: il messaggio dell’uccello immortale
viene da quel mondo per il quale Ruth piangeva malata di nostalgia: da
un Cielo di Stelle Eterne per il quale si piange tanto, perdutamente,
solo un po’ consolati da
poeti e da uccelli immortali......
Av
29/9/04
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