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Delia Socci Skidmore

    

 LEZIONI DI INGLESE  

 

Eravamo a fine stagione ma il caldo continuava pesante e umido. Anche l’asfalto si ammorbidiva sotto il sole cocente e dalla terra s’ alzava un vapore terribilmente caldo.

Il sole era nascosto dietro il cielo fosco, e l’aria afosa era opprimente. Era impossibile restatre freschi. Per alleviare bevevamo i nuovi rinfrescanti che avevamo conosciuto per la prima volta: la Coca Cola e il Ginger Ale. Ma dopo qualche sorso anche i drinks ghiacciati non facevano piu` effetto. Ripensai all’estate al paesello quando bastava sedersi all’ombra del  grande tiglio davanti lo spiazzale della Chiesa Madre per ripararsi  dal caldo estivo. Li` dove  si radunavano le donne aziane il pomeriggio per riposare e raccontarci “i fatti” di tempi passati e deplorare la nuova gioventu`. La piazza sottostante era vuota  e le persiane delle  finestre socchiuse, era l’ora del sonnellino pomeridiano. Ai piedi della scalinata che dava alla piazza si sentiva il gorgoglio della fontanella, l’acqua sgorgava fresca e pura direttamente dalle sorgente del Melfa. I passanti si avvicinavano allo zampillo poi, unendo le mani a coppa, riparavano l’acqua e si dissetavano con  quall’acqua che noi chiamavamo  benedetta.

Il grande fontanone in mezzo alla piazza aveva uno zampillo alto e sempre allegro che talvolta, sospinto dal nostro vento, spruzzava i passanti. La quiete del pomeriggio veniva interrotta dall’eco dell’orologio del campanile che scantiva le ore e cullava il sonnellino. Le donne sedute sul muretto sotto la teglia soggombevano al caldo pomeridiano e cedevano al sonno. Riposavano beate al fresco.

Nella nuova terra,  il riposino pomeridiano non esisteva. Si cominciava il lavoro alle otto fino alle 16.30 interrotto solo dalla pausa caffe’e mezz’ora per il pasto. Poi a casa per ricominciare a preparare pasti e organizzarsi per il domani.

 

E Venne  Settembre. Il tempo rinfrescava, si stava molto meglio sia fuori che  dentro. Il cielo era di un blu chiaro il sole caldo ma non afoso. Verso sera si alzava un venticello fresco e carezzevole .

Al principio del mese cominciarono ad arrivare gli avvisi e moduli da riempire per la scuola serale per imparare la lingua o americanization. Questa notizia suscito`tanta ansieta`tra la nostra comunita`.L’ansieta era piu’ degli anziani che vedendosi arrivare l’avviso con tanto di stampo comunale e firmata dal direttore delle scuole publiche li rendeva ansiosi e inferiva  di essere obligato ad attendere le classi. Non era obligatorio attendere le classi ma era molto importate per progredire in tutti i campi della vita . Andare innanzi solo sapendo la linqua ( dialetto) italiana ci avrebbe limitati ed emarginati. Noi giovani invece vedevamo “andare a scuola” come un’oportunita di uscire ,fare nuove conoscenze, vivere nuove avventure e si anche imparare.

Tra noi ragazze si parlava di una nuova liberta`. Era veramente bella l’America cominciavamo a provare il vero significato di “ liberta` di scelta”. Si era sollevato un peso per noi eravamo “cresciute” pensavamo, decideremo noi il nostro destino. Prese dall’eccitamento del momento non si realizzava che “liberta di scelta” di qualsiasi modo porta con se anche enorme responsabilita` ed infatti a volte limita nella scelta.

Le classi serali si sarebbero tenute tre volte la settimana. Lunedi martedi e giovedi. Prime che incominciassero noi ragazze ci mettemmo in contatto per telefono per decidere cose molto  importati come: quale vestito indossare,il color della camicetta , scarpe alte o scarpe basse. Il resto, come quaderno penna, matita non aveva nessun merito per  parlarne.

 

La prima sera di scuola le aule erano gremite. Noi ultimi arrivati timidi e incerti  preferivamo sederci dietro la stanza mentre gli altri che erano venuti prima e sapevano un po` d’inglese erano sicuri di se  sedevano di fronte . L’insegnate della mia classe , un uomo giovane dall’aspetto studioso, si alzo` e saluto` i presenti in inglese .”Good evening  and welcome” “buona sera e ben venuti” Era un cordiale saluto che ci abituammo a sentire ogni sera.

L’insegnate comincio` la lezione. Scrisse qualcosa sulla lavagna e lo pronuncio`.Pochi capirono. Io niente. L’insegnate ripeteva le stesse cose in inglese .Visto che nessuno capiva si reco’ verso la porta l’apri e disse qualcosa, poi la richiuse e disse qualcosa. Finalmente capimmo che ci insegnava a dire “apri la porta- chiudi la porta” “open the door-close the door” . Con nostra grande sorpresa la lezione veniva insegnata solo in inglese. Noi avevamo sperato che si conducessero in italiano ed in inglese. Cioe` dire la parola prima in italiano poi in inglese  alla fine spiegare come usarla  nella frase. Ma le lelzioni continuarono in inglese. Dopo un ora e mezza la classe  venivano interrotte per un break di 10 minuti. Uscimmo tutti nei corridoi. Le ragazze  da un lato e i ragazzi dall’altro.

Prima timidamante poi vedendo amici che erano capitati in altre classi i due gruppi si avviarono spontaneamente l’uono verso l’altro.

Ognuno aveva le sue impressioni della prima sera  da raccontare , tutto volevano essere ascoltati allo stesso tempo. Il vocio era assordante si sentivano da su fino in fondo il corridoio. Suono`la campana e tornammo tutti nelle aule. Al termine della serata ci rincontrammo tutti fuori. In gruppi, ci avviammo verso le nostre residenze  sotto il cielo stellato e la frescura della sera.    

 

Delia Socci Skidmore

18 febbraio 2008

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