Home

Sabato 9 dicembre 2012.

Visita  al Metropolitan Museum of Art di New York.

Avevo dimenticato la macchina fotografica, ho rimediato con il mio Iphone 4S che ha i suoi limiti quando viene usato come camera… non c’e’ un vero  zoom,  non si puo’ impostare “il peso” o  la densita’ in pixel/square inches  delle immagini desiderate, ma meglio di niente…  Missione principale: una mostra di Henry Matisse il grande maestro francese dallo  stile inconfondibile,  nella essenzialita’ del disegno, nella semplicita’ del tratto, nell’equilibrio delle composizioni, nell’audace uso del colore; fra il tardomanierismo imperante fino all’avvento degli impressionisti e Matisse sembrano essere passati secoli. Lieve anticipo, dieci minuti di fila, entriamo. Per arrivare al grande Maestro francese bisogna attraversare la sezione Greco-Romana ricchissima come non molte altre al mondo; affascinanti i marmi, ritratti di dei o di imperatori o di figure senza nome comunque rese celebri per l’arte che li ha sottratti all’oblio consegnandoli all'eternita'. Molte statue hanno subito l’onta della mutilazione: molti nasi mancanti o dita delle mani…  ma le statue ne acquistano in fascino, in spiritualita’ … Lapidi funerarie, atleti con il corpo teso per lo sforzo , innamorati dallo sguardo languido; essere in compagnia con i migliori reperti della storia della bellezza dei due popoli che hanno gettato le fondamenta della civilta’ universale, con non molti altri visitatori in giro, quindi con calma,  a centellinare il bello, il bello pacifico, il bello civile: ecco una vera indicibile gioia.  Le opere greco-romane, collezione permanente,  si possono fotografare, purche’ non si utilizzi il flash, flash peraltro non necessario perche’ la luce e’ buona.  Arriviamo, io e la mia signora, da Matisse, e via con l’Iphone… fino a che un guardiano,  per il vero un po’ burbero, anzi burbero tout court, quasi urla “no camera, this is a special exhibit, no camera please”: come spesso accade ha ragione nel merito ma ha torto nel tono, ed e’ un peccato, perche’ in qualche maniera un po’ turba l’atmosfera di delizia, di silenzio, direi quasi di   estasi di tante  persone…. Così  va il mondo. Il maestro Matisse se ne sarebbe dispiaciuto anch’egli. Dopo alcuni minuti mi reimpossesso della tranquillita’ necessaria a godere della compagnia dei pesci rossi del Maestro o delle sue  danzanti o delle camere con vista su mari blu, su mari pacifici, su mari incantati, su mari beneauguranti.  Proseguiamo attraversando con calma e fotografando di nuovo opere che racchiudono, che propongono, che sono testimonianza silente ed eloquentissima di un possibile contatto con il divino, che predilige l’arte, cioe’ il frutto del lavoro umano  votato al bello, quel divino che sembra stare alle  forme scolpite, o dipinte,  o dipinte e scolpite, o tessute come l’anima sta al corpo: ne e’ la vita. Ci vengono incontro (ci balzano incontro) decine di statue lignee, dipinte con colori vividi (duole la ferita della statua della nostra Madonna delle Grazie), che mostrano tutte l’ingiuria del tempo, quel tempo che mentre ferisce le opere antiche in qualche modo le nobilita, come eroi che tornano vittoriosi,  con  le loro cicatrici integrate ai loro corpi, evidenti, quasi esibite: "...ho combattuto la buona battaglia...".….. Ed al centro del centro del museo c’e’ un albero di Natale decorato con una miriade di Angeli dovuti all’Artigianato-Arte di Napoli, che e’ anche la citta’  del canto “Tu scendi dalle stelle” di Sant’Alfonso  … mi sento un po’ orgoglioso , in fondo sono nato a meno di cento miglia da Neapolis, citta’ d’arte,  e citta’ martire della violenza piu’ feroce e piu’ cieca, ….. il bello e’ spesso sfregiato, lo abbiamo gia' detto, ce lo ricorda il museo, ce lo ricorda Napoli …..   Terminiamo il pellegrinaggio – in fondo si tratta di cose sacre -  con un breve excursus alla sezione egiziana,  per visitare una non numerosa “colonia” di Mummie e di ritratti funerari che hanno una freschezza incredibile, impressionante. Chiudo con una osservazione: nella sezione Greco-Romana, da Matisse, all’ Albero di Natale Napoletano, alle Mummie  un silenzio rispettoso, si parlava poco e solo sottovoce… attraversando sezioni del museo non altrettanto “vertiginose”  molto rumore, e senza il concorso dei guardiani  sguaiati.

13 dicembre 2012

Hit Counter