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Un sabato mattina
al MET di New York
L'intenzione era di andare al Jewhish Museum, per una mostra del grande
Marc Chagall, angolo 92 street e 5th ave, ma e' troppo
presto, ed andiamo a parcheggiate al non lontano MET. Diamo un'occhiata
giacche' ci siamo, ad una mostra di vetri veneziani, dell'artista Carlo
Scarpa .
Sorpresa, o quasi sorpresa, per lo meno per me... nello spazio
espositivo dove anni orsono vedemmo una mostra di
fantastiche opere del Beato Angelico, incrociamo dodici-quindici quadri
impressionisti, di non grandi dimensioni, ma preziosisissimi: Renoir,
Monet, Manet, Cezanne, Gaugin, Sisley, .... gioielli purissimi di
proprieta' del MET, ........resto in adorazione... li avevo visti
parecchi anni orsono ma non ricordavo, anche perche' al terzo piano del
MET ci sono decine di opere impressioniste ed ogni volta che vado al MET
li debbo vedere. L'emozione di stare accanto ad un Renoir o ad un Monet
e' grande, e per un'ora mi pare di essere in cielo, e fotografo
voracemente anche se, lo so bene, maldestramente... Finita la non
programmata visita andiamo verso il Jewhish , per vedere Chagall,
ma alle 11:00 , ora di apertura (troppo tardi) incappiamo in una fila di
minimo 200 persone, perche' non si pagava (tutti i sabato ingresso
gratuito) e perche' fanno un controllo di sicurezza accurato su ogni
singola persona; rinunciamo, o meglio, rinviamo , per Chagall c'e' tempo
fino al 2 febbraio.
Quando si dice America, intendendo gli Stati Uniti, ci sono degli
sciocchi che pensano come ad una realta' culturalmente grezza,
niente a che fare con una citta' d'arte italiana... ma conoscendo un
pochino l'Italia credo di poter dire che, se un amante dell'arte
moderna volesse passare un sabato mattina a contatto con capolavori del
tipo delle gemme da favola che abbiamo visto, e che periodicamente
rivedremo, si spera per molti anni, a New York, questo nostro amico
avrebbe una sola possibilita' concreta: andare a Parigi: in Italia non
ci sono che pochissime opere minori di quel periodo, di quei nomi ...
naturalmente ben diverso e' il caso dell'arte ed architettura antiche.
Una delle cose che adoro di New York e' la capacita' di presentare i
suoi tesori d'arte (MET, MOMA, Gugghenheim, Frick, Neue Gallery, Jewhish
... tanti altri, anche fuori Manhattan....) sempre con grande cura,
sempre con finalita' anche didattiche, con riguardo agli studiosi, agli
studenti, ai pensionati, alle famiglie, sempre con la solita efficienza
organizzativa americana (parcheggi, depliants, piantine, cafeterie, gift
shop, ...). Un filino di tristezza ci coglie... : salvo lodevoli
eccezioni piu' legate alla passione dei singoli che ad un sistema, da
noi, in Italia, un enorme complessissimo museo, molta, troppa
inefficienza: un immenso museo mal tenuto, che sicuramente
ci da lustro, ma contemporaneamente spesso e' un "j'accuse", per
tante cose che andrebbero fatte, ma che non si fanno. Sistematicamente
palleggi di responsabilita', in un quadro di mancanza generalizzata di
cultura artistica. Anche noi settefratesi abbiamo i nostri peccati di
omissione... Il nostro contributo alla violenza per l'arte? A
Capodacqua nel 1959, personaggi che non potevano agire per mancanza di
cultura e per una visione molto gretta di tutto il contesto (mi
riferisco alla paura che licanziassero alcuni operai...) , non fecero
nulla, ripeto nulla, per fermare il massacro di un sito
archeologico che , fra l'altro, avrebbe potuto fare la fortuna del
nostro paese. Nessuno dei Soloni che si pavoneggiavano in Piazza (ancora
senza Coci Rosse sui mantelli!!!), facevano i gradassi "in casa",
ma che non vincevano mai "in trasferta", nessuno, ripeto nessuno seppe
evitare la piu' grande vergogna del nostro paese, rimossa per comodita'
. Quanta amarezza... Quando andro' da Chagall al Jewhish,
tornero' anche ad adorare Renoir e Monet e tutte le altre grandi anime
del MET. Ma Capodacqua e' la nostra Patria Irredenta. 11 novembre 2013
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