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 Il mito della caverna di Platone 

5 febbraio 2016 Hit Counter

 
 

Una premessa doverosa. Ho avuto una formazione scolastica ed universitaria tecnica ma con il trascorrere degli anni ho visto accrescersi in me una forte passione per la cultura umanistica in genere: letteratura, arte, teologia, filosofia... Nel mio percorso vedo risvolti positivi (il rigore della matematica, una certa possibilita' di "leggere" il mondo sensibile); vedo anche risvolti negativi: se potessi tornare indietro imposterei tutta la mia formazione verso i saperi umanistici, ma e' troppo tardi. Corro dei rischi nel voler parlare di argomenti come quello di questa pagina, ma non mi importa piu' di tanto; la paura e' quasi sempre una cattiva consigliera.

Il mito della caverna di Platone, riassunto per motivi pratici al minimo possibile,  rischiando di perdere per strada parte dei numerosi significati  ci dice che siamo prigionieri delle immagini di cose sensibili (ombre del fondo della caverna) e che siamo incatenati per  impedirci di cercare il vero oltre le ombre, oltre le ingannevoli apparenze. Ci dice che un   uomo riesce a liberarsi dalle catene delle opinioni e scopre che oltre le immagini delle cose sensibili  vi sono le cose (pero' soggette al divenire, mutevoli), vi sono ancora le stelle (idee) e, finalmente, il sole che e' metafora del Bene, di Dio; questo uomo (il filosofo) non riesce a comunicare ai suoi compagni ancora prigionieri le sue scoperte, per l'opposizione di questi ultimi.

Molti gli insegnamenti che questo mito ci da' sotto i veli delle immagini, semplici, che ci propone; immenso deve essere stato l'impatto sullo sviluppo del pensiero umano del racconto di Platone (e' anche tale il mito della caverna, un breve racconto, nel ritmo, nel linguaggio semplice, per la facile comprensione sul piano letterale) . L'uomo che riesce a liberarsi, il filosofo, scopre che, prima delle sue fatiche, non sapeva nulla o quasi, e che fuori della caverna ha capito molto di piu'; per una caratteristica, per una legge positiva che pare intrinseca di ogni sapere, il filosofo sente il desiderio di comunicare quanto ha appreso ai suoi compagni ancora prigionieri (a tutta l'umanita') , perche' il sapere vuole comunicarsi e chi sa' e' il piu' delle volte un buon maestro; purtroppo, per una caratteristica o per una tentazione negativa  presente nell'animo di molti , il filosofo e' malvisto, e rischia di essere eliminato, perche' da' fastidio la fatica che il percorso proposto implica ed altro, per invidia, perche' a nessuno o quasi piace sapere che non sa'. Chiaramente Platone nel dirci che il filosofo puo' essere respinto aveva in mente  Socrate e la sua tristissima fine. Noi possiamo vedere nel filosofo respinto anche Gesu' Cristo. Sembra difatti che fare del bene esattamente come il sapere ed il voler comunicare il sapere,  esponga a pericoli, scateni l'odio, le gelosie, la derisione.... Rischiando ancora una volta di perdere significati nel sintetizzare direi che : l'uomo non sa', e non vuole sapere; aggiungerei come ulteriore sintesi che l'uomo non sa' quello che non sa' e che gli da' generalmente fastidio sapere che non sa. Aggiungerei ancora che il percorso della conoscenza, la ricerca della Verita', approda al Bene,  che e' assimilabile all'Amore; che ci fosse un legame stretto fra Verita' e Carita' ce lo ha ricordato Papa Benedetto, una grande mente,  nell'enciclica Veritas in Caritate:  mentre la Verita', la Sapienza sono compagne della Carita',  della Bonta',  l'ostilita' generalizzata verso il sapere e verso i maestri del sapere e'  compagna della cattiveria, di quella che  puo' uccidere  (Socrate, Gesu' Cristo); detto in altri termini se al polo piu' alto vi e' Dio che e' Verita' ed Amore, al polo opposto troviamo meschinita', imbastite di miseria culturale e morale .... e Socrate e Gesu' sono uccisi. Sappiamo tutti di Gesu',  uno di cui nomi e' Verita', uno dei cui nomi e' Amore;  di Socrate possiamo dire che e' l'indiscusso capostipite di una genia di uomini che, luminosi fari della storia,  hanno fatto uscire coloro che lo hanno voluto dalle caverne. Senza Socrate non avremmo avuto Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso.

5 febbraio 2016