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Il mondo nelle nostre mani | ||
Fratelli e Sorelle, Dio Nostro Padre ha messo nelle nostre mani il mondo per curarlo, per amministrarlo, per coltivarlo con l'opera delle mani, con l'ingegno della mente, soprattutto con l'amore del nostro cuore. Dal Prefazio della Messa trasmessa da Cagliari il 28 ottobre 2017 |
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Questo breve testo e', per me, illuminante; non che esso, riletto piu' volte, e con attenzione massima, contenga novita' prima sconosciute ma perche' esprime il rapporto Dio-Uomo-Creato in modo limpido, sintetico, convincente, con quel buon profumo del Vero che e' subito riconosciuto ed accolto dall'anima. Spesso all'inizio della Messa, prima del dispiegarsi delle preghiere, delle scritture, della celebrazione della Santa Eucarestia, vengono proposti alla nostra riflessione pensieri profondi, che aiutano ad orientarci meglio nella congerie di messaggi falsi, "ideologici", dai quali siamo sommersi in modo ossessivo, tutti i giorni, senza scampo. Innanzitutto il breve brano che tentiamo di capire ci dice che il nostro rapporto, intendo di noi uomini, verso il mondo e' di affidamento (Dio ha messo il mondo nelle nostre mani), il che' stabilisce una nostra responsabilita' verso tutto cio' che esiste (verso il Creato). Tre le parole chiave per definire il nostro ruolo verso il mondo che e' stato posto nelle nostre mani da Dio: curarlo, amministrarlo, coltivarlo; tre i modi per farlo, non alternativi ma complementari, o meglio, coessenziali: con l'opera delle mani, con l'ingegno della mente, con l'amore del cuore. Che la nostra azione debba impegnare mani, mente e cuore e' cosi tanto chiaro nel testo di cui discutiamo che non possono esservi dubbi, pertanto non abbiamo difficolta' ad acconsentire. Difatti tutto cio' che facciamo dovrebbe impegnare tutto di noi, in un'opera non fredda, asettica, distaccata, ma con calore, impegno, fantasia. Ma questo breve testo ci invita ad altre profonde considerazioni e ci rammenta verita' non dico dimenticate ma, ancorche' note e vive, sommerse da strati alluvionali, antichi e spessi, di superstizioni, che solo parole vere illuminate possono rimuovere. Curare, amministrare, coltivare, con la mente, con le mani, con il cuore: e' la Volonta di Dio, e' per noi un comandamento. E' uno sconfinamento pensare che il mondo che siamo chiamati a curare, amministrare, coltivare comprenda anche l'uomo? No, non e' uno sconfinamento, sarebbe infatti assurdo se con i monti e le stelle e i mari ed i regni vegetali ed animali e tutta la materia inanimata non vi fosse anche l'uomo... ma certo che c'e'. Dobbiamo quindi curare, coltivare , amministrare, se volete piu' sinteticamente amare fattivamente, fare del bene a tutto e a tutti, impegnando le mani la mente ed il cuore. Il comandamento di Dio e' quindi chiarissimo, bisogna amare tutto e tutti, il Creato in toto. Ama il prossimo tuo come te stesso... Il prossimo vuol dire tutti quelli che hanno dei bisogni che io posso soddisfare o alleviare, indipendentemente dai meriti di ognuno; questo e' importante e diventa chiaro quando ci vien detto da Cristo stesso, che dobbiamo visitare i carcerati, il che' in senso letterale potra' sembrare poco pratico ma in senso lato puo' essere inteso proprio come il dovere di non discriminare coloro che hanno fatto del male, anche se non pentiti, e di amare anche loro. Anche coloro che hanno commesso i peggiori crimini? Si anche loro, non vi possono essere dubbi che questa sia la volonta' di Dio .... cosi' ci dice il padre Isacco il Siro : amare e piangere anche per i demoni ed i serpenti... espressione ripresa dallo starek Zosima, uno dei fratelli Karamazof, il monaco. Una parola del testo citato suona "coltivarlo" , coltivare il Creato; il verbo solitamente e' riferito alla terra, al mondo vegetale. Coltivare significa seminare, diserbare, raccogliere, curare ... e' Volonta' di Dio che noi si intervenga nell'ambiente amorevolmente perche' dal coltivare dipende il sostentamento del nostro corpo e dei corpi di coloro che hanno bisogno di noi ...... ma abbiamo detto che l'uomo non e' escludibile da mondo, e che coltivare amministrare e curare sono indivisibilmente comandamento di Dio da rispettare impegnando la mente, le mani ed il cuore: tentando una sintesi siamo chiamati ad amare tutto e tutti con tutto di noi stessi, senza riserve, senza eccezioni. En passant .... la selva - "esta selva selvaggia, aspra e forte" Divina Commedia, Inferno 1,5 , selva come metafora dello stato di peccato - che le grandi civilta', la grazia, il lavoro e la virtu' mutarono in giardino, sta riprendendo il sopravvento, ed il giardino recede progressivamente ... ma non potrebbe essere altrimenti ... il rifiuto di Dio si manifesta in ripudio delle sue leggi, dei suoi comandamenti: si ruba, si uccide e si odia non si rispetta la donna non si ha cura del creato perche' non rubare, non odiare, rispettare gli altri, amare il creato - compreso ovviamente l'uomo - sono ordini o comandamenti di un legislatore che si vorrebbe esautorato, o se fosse possibile, inesistente. Se non si tornera' a Dio saranno guai per tutti; se Dio tornera' ad essere amato e quindi rispettato ed ascoltato a tutti i livelli le selve aspre e forti ridiventeranno giardini, nei quali torneremo a passeggiare con il Signore. 4 dic 2018 |