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Un Requiem per il nostro paese.

 

Avvilito da recenti avvenimenti, chiesi a Somnus aiuto e come sempre egli invio’ Morfeo a chiudermi le palpebre con le sue mani felpate. Mi trovai di colpo vicino alla nostra torre, dove un leone cercava di arrampicarsi, poi cambiava pensiero e voltava le spalle. Strana cosa. Non essendo stato capace di avere una spiegazione scesi le scale e mi trovai in piazza. Qui fui subito colpito da una schiera di animali in formazione veramente simmetrica. In primo piano veniva un lupo molto docile, che con il capo faceva su e giu’ come per dire sì, sì, sì, tenuto a guinzaglio da una talpa. Quest’ultima era affiancata da due volpi (veramente due volponi) : quello a dstra era di pelo bianco e, un sorriso sardonico sulle labbra, dava a dei pollastrelli che aveva intorno dei chicchi di grano e diceva alla talpa “Guarda come ti faccio fare l’inchino,  mia graziosa talpa”. Alla sinistra della talpa era l’altro volpone: questo, scuro con in testa una corona ed in mano uno scettro, lo sguardo in alto, come se in quel luogo non esistesse che lui. Dietro la talpa vi era un asino, che con la zampa sulle labbra, sembrava che fosse in estasi. Dopo di questi una moltitudine di animali di varia specie.

L’unica asimmetria di questa parata erano tre pecore, in disparte, sedute ognuna su una panchina, belando pietosamente; una era alquanto snella ed olivastra, una un po’ malandata e tutta rossa, l’ultima brizzolata e rotonda. La cacofonia derivante da questa collezione di animali era orribile e decisi di andare nel posto dove ho sempre trovato conforto e pace: il cimitero.

Allo schiudersi del vecchio cancello fui colpito da squilli di trombe che intonavano un inno molto familiare, mentre dai sepolcri si drizzavano scheletri che agitavano le loro membra in modo spaventoso. Ma tra essi vidi una forma umana che leggeva da un vecchio libro e declamava : “ O sovra tutte mal creata plebe... ei foste state qui pecore o zebe”. La riconobbi subito e avvicinandimi chiesi : “Perche` non posso anch’io far parte del tuo gruppo” ed egli a me “Non e` per te di entrare in così  piccioletta barca”. Nel dir cio’ svanì. Poi in fondo al cimitero ecco apparire uno schermo dove a vicenda apparivano visi di gente che io ben conoscevo, ma per loro io ero una cosa strana: mi guardavano con riservatezza, anzi uno mi disse: “Che cerchi qui da noi? Noi abbiam fatto il nostro dovere, ora tocca a te”. E sgignazzando chiuse lo schermo. Confuso, deluso, offeso cercai di uscire anche da questo loco, ma appena arrivato al cancello vidi che il nostro paese era avvolto in fiamme; cercai di dirigermi verso la piazza, ma appena uscito dal cancello si aprì  sotto di me un abisso dove io precipitai gridando: “Salvate il nostro paese!” . Strepitavo, gridavo, piangevo, ed ecco che Morfeo ancora una volta ebbe pieta` di me r senza domandare a suo padre permesso venne a salvarmi da quell’incubo, e con il far gentile dicevami “Era solo un sogno“. Ma io dico :era solo un sogno? 

 

2006

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