Un interessante scritto di Delia Socci sull'emigrazione settefratese in America e sulla nascita della Chiesa del Sacro Cuore a Stamford. Grazie Delia. 4-4-06
Norwalk, 10 Giugno 2005
-3- L’anno scorso in collaborazione con il Settefratese Social Club,la Madonna di Canneto Society,Il Minturnese Social Club uomini e donne, iniziai una ricerca sui primi emigrati italiani che si stabilirono nella citta’ di Stamford e d’intorni. Quanto segue e’ solo una delle storie che ho scoperto, e mi sembra interessante. Riuscite ad immaginare che cosa significhi dire addio alla propria famiglia, alla propria casa e agli amici? Partire per un paese straniero, senza conoscerne la lingua, e con pochissimi soldi, in pratica nessuno? Chi sarebbe disposto a fare una cosa del genere? Perché mai qualcuno dovrebbe fare qualcosa di così drastico? Quella che segue non è una “bella storia.” È comunque una STORIA VERA, che finisce bene, e che deve essere raccontata, e raccontata in continuazione perché le generazioni future non dimentichino. E’ la storia dell’emigrazione delle nostre famiglie in America…perché vennero e cosa significò per loro vivere là. Dal 1880 al 1920 furono gli anni della grande emigrazione degli italiani del Centro-Sud .Si conosceva l’America come la Terra Promessa dove tutti avevano lavoro, casa,e viveri. Milioni lasciarono l’Italia per la Terra Promessa. Le statistiche riportano che furono 44.789.313 immigrati ammessi in USA Dal 1820 al 1969.Non Pochi!! Arrivavano dopo un lungo e duro viaggio di circa 30 giorni stanchi , affamati e affranti. Spesso avevano contratto malattie a bordo,arrivavano deperiti, smunti,febbrili. Tutti passavano per Ellis Island il posto di controllo documenti. Agli emigrati che arrivavano ed erano ritenuti analfabeti venivano assegnato il “libretto rosso”agli altri il foglio giallo. Da notare che spesso gli “analfabeti “ potevano essere semplicemente gente che non sapevano e non capivano le domande poste. Tutti passavano per Ellis Island, gli emigrati in buona salute dopo sottoporsi alla visita medica venivano rilasciati per unirsi ai parenti che li aspettavano. I malati,o quelli che sembravano malati,dopo la visita medica venivano segnati con una croce sulle spalle con un gesso bianco e dovevano rimare ad Ellis Island per la quarantena. Il periodo di quarantena era un’attesa lunga e angosciosa. La povera gente non capiva niente e spesso non sapevano nemmeno la ragione per restare mentre gli altri erano stati permessi di sbarcare. Molti emigarti si stabilirono nella piccola citta’ di Stamford nel Connecticut che dista poca distanza da New York .Altri proseguono per New York, la presente Manhattan, altri per il New Jersey e Pensylvania. Stamford siccome era una cittadina industriale e il settore dell’edelizia era in pieno sviluppo.Trovavano lavoro come manovali e braccianti ed erano contenti anche se pagati meno degli altri che eseguivano lo stesso lavoro. C’erano anche grandi fabriche come la Yale and Town dove fabricavano lucchetti e serrature di sicurezza e dove assumevano operai emigrati. C’era anche un altra ragione perche’ gli italiani preferivano stabilirsi in Stamford:la citta’ era piccola, un paesotto e dava quell’essenza di piccolo paese simile ai paesi che avevano lasciato indietro. Prima che arrivarono gli italiani la zona era abitata dagli irlandesi,i quali si erano stabiliti bene ed avevano aquistato un certo benessere, agiatezza e status nella comunita’.L’arrivo degli italiani li sconvolse. Consideravano gli italiani tutti contadini bi bassa classe e non desideravano averli come vicini di casa o nella stessa zona. Ma gli italiani continuavano ad arrivare con i loro fardelli le loro usanze le loro tradizioni le speranze e sogni avidi di inserirsi vicino ai loro parenti e paesani nella West Side.Gli irlandesi pian piano cominciarono a lasciare la zona e stabilirsi in posti piu’ “adeguati” al loro “status”. Intanto gli italiani cominciarono a praticare le loro usanze. I praticelli che circondavano le case furono e sono tutt’ora, convertiti in orti coltivati e seminati con pomodori, insalate, fagiolini, erbette spezie e aromi. Alle finestre e verande pendevano vasi di garofani e altri fiori.Il colore delle case esternamente cambiarono per riflettere i colori familiari ai nuovi arrivati. L’aspetto della zona stava cambiando e di molto. Non abbiamo documentazione della reazione di tutti questi cambiamenti fece agli irlandesi, ma son sicura che reagirono. Nel tempo i nuovi emigrati si misero in cerca di una chiesa cattolica dove assistere alla Messa la domenica e condurre i loro riti e celebrare le feste dei Santi e Patroni dei loro paesi di origine.Nel centro di Stamford gia’ c’era la chiesa di San Giovanni ,(Saint John’s Church) era stata costruita,gestita e frequentata dagli irlandesi per gli irlandesi.Un gruppo di italiani se reco’ dal Parroco Rettore per chiedere informazioni di orai e tempo della Santa Messa e altre funzioni durante l’anno. Il Padre Rettore Father James O’Brian nella sua grande “magnanimita’” permise agli italiani di celebrare la Santa Messa nello scantinato della chiesa assegnando loro un giovane prete irlandese: Father Kelly.Credetelo queste non sono storie dette alla buona, ma fatti ben documentati e fanno parte della storia locale. Non li riporto per far del male a un bravo popolo come gli irlandesi ,ma questi sono i fatti. . Per gli italiani la chiesa era piu’ che un luogo dove venerare.La domenica mattina dopo la Santa Messa si rincontravano tutti davanti al Sagrato soffermandosi a parlare del piu’ e del meno e scambiarsi le ultime novita’ arrivate dall”italia .Poi a casa per il grande pranzo domenicale . Ogni comunita’ aveva un loro Santo Patrono. I minturnesi la Madonna delle Grazie i settefratesi la Madonna di Canneto, altri paesi San Vito e via cosi. Nei loro paesi i Santi Patroni si festeggaivano con processioni , bande ed esibizioni in piazza e fuochi artificiali. Era cosi che volevano celebrare le feste anche nella nuova terra. Dagli archivi della chiesa apprendiamo che Il giorno 15 giugno 1924 fu una data storica e memorabile per gli italiani. Era la festa di San Vito. I fedeli celebrarono con la processione portando a spalla la statua del Santo per le strade della citta’ seguita dalla folla di fedeli e la banda. Dopo la processione i festeggiamenti continuavano nello spiazzale. E’ una tradizione che continua tutt’ora. Era la prima volta che gli abitanti di Stamford avevano visto una processione. La gente si fermava ai margini della strada a guardare increduli la procesione che sfilava. La festa di San Vito fu un gran successo,gli italiani cominciarono a sentirsi a casa. Intanto il gregge di cattolici cresceva rapidamente. Il sotterraneo di Saint John era ormai troppo piccolo per contenerli.I nostri formarono un comitato rappresentante di tutta la comunita’ italiana. Andarono dal Parroco Rettore per informarlo che intendevano fabbricare una chiesa per gli italiani.Chiesero anche se Father Kelly poteva essere il loro parroco. Father Kelly aveva imparato l’italiano per meglio guidare il suo gregge ed aveva guadagnato il rispetto e la simpatia degli italiani.
La storia dei primi emigrati continua...... Dal 1921 al 1922 il comitato inizio’ una campagna per raccogliere fondi tramite feste, lotterie e donazioni per fabricare la chiesa. La campagna fu un gran successo e furono raccolti abbastanza fondi per comperare un sito dove fabricare. Lo trovarono proprio nel mezzo della West Side la zona di Stamford dove gli italiani si erano stabiliti. Il giorno 11 Maggio 1922 si recarono dall’Arcivescovo Nyland dell’Arcidiocesi di Hartford per chiedere approvo di fabricare. Non chiesero aiuto ne’ moneta, solo l’opportunita’ di farsi con le loro mani, i loro sacrifici una chiesa italiana dove avrebbero assistito alla Santa Messa nella chiesa e non nei sotteranei .L”Arcivescovo diete la sua benedizione.I lavori incominciarono poco dopo.Gli italiani uniti in questo progetto lavoravano sodo per portare i lavori a termine. Lavoravano per la chiesa dopo che avevano adempito i loro lavori quotidiani e anche la domenica. Ci riuscirono con sacrifici duro lavoro e tanta buona volonta’ di farcela nonostante ostacoli e pregiudizi. Nei registi della chiesa e’ annotato che dopo la processione e i festeggiamenti i fedeli facevano generosi donazioni per liquidare il debito della chiesa. Tra i donatori registrati ci sono i fedeli di San Vito, San Michele,San Teodoro, la Madonna delle Grazie e la nostra Madonna Di Canneto ovvero i Settefratesi ad onore della Madre Nostra di Canneto. Il giorno 19 giugno 1924 si consacro’a Stamford la chiesa del Sacro Cuore ,Sacred Heart Church..La festivita’ del giorno e la Santa Messa fu celebrata dal nostro amico Father Kelly il quale rimase parroco degli italiani per tanti anni . La Sacred Heart Church continua ad essere il centro delle nostre attivita’ religiose e culturali.
Delia Socci Skidmore 4-4-06
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