Moleskine 9 Uno dei due piu' importanti miti del grande Platone che, per la mia superficiale conoscenza del filosofo, hanno avuto una importanza enorme per comprendere l'uomo, per comprenderlo sul serio. Avevamo gia' scritto qualcosa del mito della caverna che concerne la conoscenza, il sapere, la filosofia (vedi : Il mito della caverna). Un altro che contiene grandi insegnamenti e' universalmente conosciuto come il mito dell'auriga. C'e' un carro con sopra un auriga, trainato da due cavalli. I due cavalli sono di colore bianco l'uno, nero l'altro. L'auriga deve guida i due cavalli, il bianco che va incoraggiato perche' rappresenta la filosofia e le virtu', il nero che va tenuto a bada perche' rappresenta le passioni disordinate, i sensi, i vizi. L'auriga rappresenta la ragione, che deve appunto, o meglio dovrebbe, favorire “virtute e conoscemza” e reprimere le tentazioni o le attrazioni disordinate, i vizi, gli egoismi; l'auriga deve cioe' ed in sintesi assecondare il cavallo bianco e tenere a bada il cavallo nero. Sul perche' dobbiamo fronteggiare tentazioni dei sensi, vizi, passioni disordinate e' mistero, il mistero del peccato originale, che, pur cancellato come colpa dalla grazia del battesimo, continua a produrre effetti negativi, deleteri, cioe' occasioni di peccato, o tentazioni: le attivita' del cavallo nero, la sua specializzazione. Nel riflettere, armato solo di un po' di buona volonta' ma povero di riferimenti filosofici profondi, mi e' venuta in mente l'immagine di un giardino. E' bello il giardino, come e' bella l'anima umana, che e' bellissima, che puo' esserlo. Ma nel giardino, ancorche' indesiderate dal giardiniere, possono nascere e di fatto nascono erbacce .. ortiche … gramigna... weeds... Pensieri cattivi indesiderati, come la gramigna indistruttibile ma mai necessariamente vincente, come le ortiche... . Il cavallo bianco potrebbe essere l'ispirazione a fare il bene, sempre... il cavallo nero potrebbe essere la tentazione di fare cio' che non dovrebbe essere fatto. Ancora potrebbe essere un angelo il cavallo bianco,... un demone il cavallo nero. L'insegnamento fondamentale del mito dell'auriga mi pare essere che nella nostra anima le tentazioni sono presenti costantemente e che esse vadano costantemente represse perche' ci spingono verso il basso, cosi' come sono costantemente presenti le ispirazioni a ben comportarsi. Dovremmo considerare la nostra anima, o se volete, estendendo il discorso, la nostra vita, come il giardiniere considera il suo giardino; egli reprime le erbacce, e noi dovremmo reprimere i desideri disordinati. Mi pare che un grande insegnamento possa esserci anche per il nostro rapportarsi all'ambiente, agli ecosistemi: se non si approccia quanto ci circonda con sepienza, reprimendo quanto vi e' da reprimere e favorendo quanto e' degno di essere favorito, si passera' dai parchi o dai giardini alle selve impenetrabili e popolate da ogni sorta di animali nocivi...... e' gia' purtroppo sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere... . Il cavallo nero traforma il giardino in selva e l'anima che da esso guidata diventa un'anima brutale. Per un mistero che, ripetiamo, non sara' mai compreso ma sempre vissuto, i vizi e le erbacce sono una tentazione sempre presente, ma non fummo fatti a "viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”, cioe' per seguire il cavallo bianco, cosi' il grande Poeta Fiorentino. La lotta per tenere a bada il cavallo nero copre tutta la nostra vita; il cavallo nero morira' quando noi moriremo. Errore funesto e' credere che le tentazioni non riguardino i virtuosi; errore funesto e' pensare che abbiamo il diritto di assecondare i nostri desideri, quali che essi siano, errore funesto e' credere che l'uomo libero e' colui che puo' fare quello che vuole: al contrario e' libero l'uomo che controlla il suo cavallo nero, cioe' i suoi desideri disordinati, che controlla le sue tentazioni, che combatte le erbacce della sua anima, giorno per giorno: non e' libero l'uomo che fa quello che vuole ma quello che riesce a fare quello che deve ed a non fare quello che non deve. 22 gennaio 2017 |